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LO STUDIO DEI KATA
 
     
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Il kata non è solamente un esercizio fisico – ma un sistema di allenamento particolare del Budo Giapponese. Questo sistema di allenamento è stato preparato attraverso esperienze reali e raffinato con tempo. I kata variano per stile e difficoltà tecnica. Il M° Funakoshi ha scritto: “L’esecuzione del kata deve essere
1) Chiara no kyojaku (forte e debole);
2) Karada no shinshuku (teso e disteso);
3) Waza no kekyu wo wasuruma (lento e veloce)”,
io aggiungo che nell’esecuzione di un kata la mente deve essere in uno stato continuo di Kushin (percezione), al fine di eliminare i 4 mali elencati dal M° Kase:
a) La paura,
b) Il dubbio,
c) La sorpresa,
d) La passione e rendere ogni colpo veramente mortale”.
Inoltre per una perfetta esecuzione bisogna ricordare che il kata:
1) Inizia e finisce con il saluto;
2) Non è una combinazione di kihon, dall’inizio alla fine deve avere continuità, armonia e ritmo;
3) Non bisogna cambiare le tecniche o i movimenti per propria comodità;
4) Enfatizzare i tre punti salienti del M° Funakoshi oltre all’uso della forca e del corpo;
5) Rispettare il corretto uso dell’Embusen;
6) Arminia (unione) delle tecniche alla giusta respirazione;
7) Precisare il numero dei movimenti, tecniche, atti respiratori e degli spostamenti per comprendere il tempo di esecuzione;
8) Direzione degli occhi verso la direzione della tecnica o del movimento;
9) Il movimento deve essere vivo ed il Kiai deve venire dall’addome;
10) Enfatizzare la rotazione delle anche che deve accompagnare ogni cambio di direzione, ogni tecnica, ogni spostamento. E’ il motore del nostro corpo;
11) La tecnica deve essere portata nello stesso momento del cambio di direzione o spostamento;
12) Deve essere chiaro il significato della tecnica;
13) Deve essere molto chiaro il collegamento delle tecniche;
14) Effettuare le tecniche ampie e chiare evitando di fare movimenti inutili (reazioni ecc…);
15) Avere un atteggiamento che traspiri realmente ciò che si sta facendo ed affrontando. Avere chiaro i 4 mali elencati dal M° Kase (Zanshin);
16) È necessario ripetere tante volte il kata.

Dopo aver appreso le tecniche di un kata ed il suo schema (embusen), questo deve essere studiato nelle sue varie sfaccettature, i 16 metodi attuati alla Kenshinkan hanno lo scopo di riportare l’allievo più vicino possibile a quelle esperienze reali da cui si è ispirato, e perché l’esecuzione del kata non si sminuisca ad una semplice esecuzione di tecniche.
Lo studio dei 16 metodi vengono proposti in base al livello raggiunto dall’allievo, durante il cammino da bianca a cintura nera 4° DAN dove lo studio dovrebbe essere completato per tutti i 26 kata inseriti nell’elenco del karate-do tradizionale.
Lo studio di questi metodi porta ad affinare le seguenti tematiche nel rispetto delle posizioni proposte dal kata, quest’ultima, inevitabilmente tralasciate per incapacità di attuazione durante un kumite o una difesa personale:

- DISTANZA
. TO MA (grande)
. ICHI MA (media) oppure CHU MA
. KO MA (piccola) o CHIKA MA (breve)
. ISSOKU ITTO (ottimale)

- TECNICA
. O WASA (grande)
. CHU WASA (media)
. KO WASA (piccola)

- SPOSTAMENTI
. AYUMI ASHI (passo normale)
. YORI ASHI (scivolamento)
. TSURI ASHI (piccolo spostamento con spinta)
. TSURI GOMI ASHI (grande spostamento con spinta)
. HIRAKI ASHI (apertura)
. KIRIKAE ASHI (cambio gamba)
. OIKOMI ASHI (entrata avanzando)
. KAITEN ASHI (rotazione)
. TAISABAKI (schivata)
. IRIMI (penetrare)
. TENKAN (inversione di direzione)

Nei Bunkai, lo studio, viene concentrato su tutto ciò che comporta lo stato d’animo durante un combattimento:
LA STRATEGIA

1) KAKE WAZA (SEN SE NO SEN): - attacco diretto, prendendo per primi l’iniziativa quando vi sono le condizioni favorevoli;
2) OJI WAZA (lasciare all’avversario l’iniziativa) applicando:
a) KAKE NO SEN (sen no sen): - colpire l’intenzione di attacco dell’avversario quando commette l’errore di renderlo palese prima ancora di iniziare la tecnica;
b) TAI NO SEN: - colpire l’inizio dell’attacco dell’avversario;
c) GO NO SEN (colpire di rimessa un attacco) applicando
1. UKE WAZA: - parare e contrattaccare;
2. AMASHI WAZA: - uscire o schivare dalla portata della tecnica dell’avversario e contrattaccare immediatamente.
3) SHI KAKE WAZA (prendere il vantaggio dissuadendo) applicando:
a) REN SOKU WAZA: - attaccare utilizzando una combinazione di tecniche complete no incomplete e chiudere nel momento di massima difficoltà dell’avversario a gestire la difesa;
b) KUZISHI WAZA: - sbilanciare l’avversario (deashibarai) con un colpo diretto o indiretto di aperture poi chiudere in TODOME ;
c) HANKA WAZA: - cambiamento improvviso da una tecnica ad un’altra;
d) SASOI WAZA: - colpire l’inizio dell’attacco dell’avversario;

A conclusione, lo studio dei Kata, oltre alla dimostrazione della forma appresa con il Kihon, alla base ha contestualmente lo studio del ritmo che è strettamente legato ad una corretta respirazione, come il Kumite è lo studio della distanza MAA, della strategia e della percezione del KI dell’avversario, che troveremo nei Bunkai. Non bisogna dimenticare il continuo mantenimento per tutto il kata dello ZASHIN (controllo delle facoltà dopo un’esecuzione) per riuscire a vedere, durante i bunkai, lo stato di KYO (vuoto) e SUKI (distrazione - attiva o passiva) dell’avversario, curando come già detto lo studio di KOKYU (respirazione) indispensabile per MIZU NO KOKORO (la mente come l’acqua) e TSUKI NO KOKORO (la mente come la luna) al fine di elevare se stesso al gradino di YOMI (avere l’arte di prevedere e prevenire).

Ora illustriamo i primi cinque metodi di studio, dei sedici praticati nella nostra Scuola. Questi si riferiscono solo all’applicazione della corretta respirazione, mentre i restanti si riferiscono ai vari tipi di Bunkai del kata, riservati ai soli praticanti della Kenshinkan. Si riportano le loro numerazioni, lo schema e il ritmo del Kata illustrato all’interno di un pentagramma (la posizione delle singole note sono state messe a caso, ma alla base c’è uno studio per dare un’armonia ed un’orecchiabilità del brano perché il praticante possa calarsi nella giusta atmosfera di ciò che esprime il kata).
Tengo a precisare che tutto ciò non ricalca la metodologia riportata nelle gare dove alla prestazione è abbinato un brano musicale. Questo metodo rimane solo nella sfera dello studio del kata che comunque non si allontana dalla marzialità del karate-do Tradizionale.

M° Emiliano Alberti

 
 
K A T A
 
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
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